Il 39 per cento della superficie del territorio dell’Unione Europea è occupata da aziende agricole di varie dimensioni (fonte: EUROSTAT).
La maggior parte delle aziende agricole sta transitando verso l’applicazione di tecniche agritech. Questa scelta è necessaria per rispondere alle nuove sfide imposte dal cambiamento climatico ma è una richiesta che arriva in primo luogo dai finanziatori, che siano banche o Enti che gestiscono finanziamenti attraverso i bandi.
Oggi l’agricoltura non può non guardare agli ESG: i parametri che misurano la performance delle aziende in termini ambientali, di sostenibilità e di gestione delle risorse umane. Gli ESG sono ispirati agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, gli UNSGDS.
I bandi per l’agricoltura: previsioni future
Cosa finanzieranno i bandi nel prossimo futuro? In Italia è in fase di implementazione la nuova PAC 2023-2027. I principi che regoleranno i progetti finanziabili arrivano dalla Commissione Europea e ci saranno delle novità rispetto alla precedente edizione della PAC.
I progetti dovranno guardare sempre più alla digitalizzazione in agricoltura e alla risposta alle sfide imposte dal cambiamento climatico.
Queste attività richiedono delle risorse economiche, i più recenti bandi del PSR, che già si ispirano alla nuova PAC hanno alzato le percentuali di finanziamento a fondo perduto, portandole in alcuni casi anche al 75 per cento.
L’agritech non è certo una novità in agricoltura dove esistono già numerose realtà virtuose che hanno sviluppato modelli che spaziano dall’uso di sensoristica, alla diagnosi precoce di patologie fitoterapiche, alla possibilità di ridurre l’irrigazione in base ad indicatori metereologici.
Ma qualcuno si è spinto ancora più in là, blockchain, agricoltura verticale smart per ridurre il consumo di suolo. Non sempre parliamo di inventare qualcosa di nuovo, ma anche di sviluppare best practices.
Anche la strategia From Farm to Fork ci dà delle indicazioni per scrivere progetti finanziabili.
Queste sono le linee guida previste dalle politiche europee, ma le aziende agricole italiane sono davvero pronte a soddisfare queste richieste?
La strategia Farm to fork della Commissione Europea ha l’obiettivo di rendere il food system europeo trasparente, sano e di ridurre l’impatto climatico e lo sfruttamento del suolo.
Ho chiesto a Camilla Archi, Founder di Bella Dentro:
“Con Bella dentro vi occupate tutti i giorni di ridurre gli sprechi della filiera alimentare? Dove siamo secondo te e quali sforzi sono ancora necessari per raggiungere gli obiettivi di trasparenza della filiera alimentare?“
“[…] La strategia Farm to Fork in linea teorica è ideale, se non fosse che poi all’atto pratico, soprattutto in Italia, c’è un netto sbilanciamento di prospettive e priorità tra chi ha in mano la fork e chi gestisce la farm. Nel senso che il tema ricorrente, per lo meno dal nostro punto di vista rispetto all’esperienza che ci siamo fatti avendo a che fare con il sistema agricolo italiano, è che il tema della sostenibilità, quando si parla di produttori agricoli, viene intesa come una pretesa, nel senso che c’è una pretesa per certi versi ovviamente corretta e condivisibile nei confronti del produttore agricolo, di essere sostenibile. Questa è la pretesa, perché è dovuto, nei confronti del consumatore e di tutti i suoi concittadini per il benessere del pianeta. Ora la cosa che secondo secondo manca, è il fatto che la sostenibilità non può essere una sola pretesa, deve essere un diritto anche del produttore, non metterla in pratica, cioè dobbiamo rendergli possibile essere sostenibili e questo significa garantirgli una stabilità economica e produttiva che al momento non è neanche lontanamente garantita. E parlo del sistema agricolo italiano perché purtroppo questo ha una serie di problematiche non indifferenti però in generale il sistema europeo questo questo prevede se appunto il produttore agricolo non ha una sua stabilità economica una sua stabilità produttiva non gli possiamo chiedere anzi non gli possiamo imporre di essere anche ancora più sostenibile ancora più tecnologico più avanzato […] .
Puoi ascoltare l’intervista integrale nella puntata “l’agricoltura di domani” del nostro podcast.
Il nuovo PSR: i 10 obiettivi di sviluppo e di finanziamento dei progetti
Il PSR è il programma più conosciuto, ma l’agricoltura è finanziata anche dai programmi LIFE e Horizon della Commissione Europea.
Fino all’anno scorso il PSR era conosciuto solo per l’acquisto con una quota a fondo perduto dei macchinari agricoli e anche se permetteva di fare altro è sempre stata considerata la misura per fare casse. Niente di più sbagliato come mindset, e finalmente con la nuova PAC cambierà tutto e questo approccio non sarà più possibile.
Perché? Per le scelte di politica strategica che ti ho spiegato prima.
Infatti, il nuovo PSR, dovrà essere elaborato dalle autorità nazionali guardando a modalità per premiare i risultati e le prestazioni delle aziende agricole che soddisfino i 10 obiettivi chiave della nuova CAP.

Questi obiettivi non sono delle linee generali ma sono obiettivi che le aziende devono soddisfare per essere finanziate: alle aziende agricole è richiesto uno sforzo di adattamento per poter progredire come aziende e per essere pronte e con le carte in regola per integrare i bandi nella propria strategia finanziaria.
Una delle missioni dell’Unione europea è quella di tutelare il suolo e la biodiversità.
Quali sono le best practices che devono sviluppare le aziende agricole per risultare sempre più meno impattanti verso il suolo quindi per la tutela del suolo?
Ci risponde Marco Nardini, Dottor Agronomo presso l’azienda Felsina e collaboratore del CNR
“Le possibilità sono moltissime, quelle che io consiglio in genere fanno parte delle tecniche dell’agricoltura rigenerativa che cerca di andare un oltre a quella che é la semplice agricoltura biologica e riprende piccole innovazioni degli ultimi anni. Un esempio ci arriva dalle popolazioni indigene in Brasile che hanno inventato il biochar che è una delle tecnologie su cui attualmente punta maggiormente l’Unione Europea. Possiamo guardare anche alla riproduzione di microrganismi fatti in Giappone e Corea del Sud, ma anche a sistemi di gestione dell’acqua messi a punto da ingegneri australiani. Possiamo prendere queste pratiche e cercare di contestualizzarle a vantaggio dell’azienda agricola“.